Distanza legale tra edifici: in quali casi si può costruire a meno di 10 metri?
La distanza legale tra due edifici è di 10 metri: ci sono eccezioni a questa regola?
Sulla questione è intervenuta la Corte di Cassazione (sentenza n. 27364/2018), chiamata a dirimere la lite sollevata da un proprietario che aveva chiesto la demolizione di una costruzione con parete finestrata distante meno di 10 metri dalla sua, perchè, a suo avviso, edificata in violazione della normativa sulla distanza legale.
Inizialmente il Tribunale ordinario gli aveva dato torto, perchè le due costruzioni, separate da una via pubblica, potevano anche trovarsi ad una distanza inferiore a 10 metri. Invece la Corte d’Appello gli aveva dato ragione, perchè il regolamento edilizio comunale prevedeva l’inderogabilità della distanza di 10 metri tra pareti finestrate.
Infine è intervenuta la Cassazione, che ha definitivamente dato ragione al proprietario, sostenenedo che le norme dei regolamenti edilizi comunali integrano quelle del Codice Civile, ma non possono porsi in contrasto con esse: perciò, essendo i due edifici separati da una via utilizzata per la viabilità pubblica, la domanda di demolizione e arretramento della costruzione è stata rigettata.
Secondo la Corte Suprema, non devono rispettare le norme sulle distanze legali gli edifici separati da via pubblica, vicolo cieco o strada privata, se posta al servizio della viabilità pubblica.

In conclusione, la norma del Codice Civile prevale su eventuali norme edilizie locali che prescrivano il rispetto della distanza minima, anche nel caso in cui tra le costruzioni siano interposte aree pubbliche.
Il caso sul quale si è espressa la Cassazione ha riguardato il proprietario di un edificio che aveva chiesto la demolizione di una costruzione a suo avviso realizzata violando la normativa sulle distanze: le pareti finestrate si trovavano a una distanza inferiore a 10 metri l’una dall’altra.
Il ricorso è stato bocciato dal Tribunale ordinario, secondo il quale le due costruzioni, separate da una via pubblica, potevano anche trovarsi ad una distanza inferiore a 10 metri. Ma secondo la Corte d’Appello bisogna considerare che il regolamento Edilizio comunale prevedeva l’inderogabilità della distanza di 10 metri tra pareti finestrate. La Corte ha quindi ordinato l’arretramento della costruzione realizzata ad una distanza inferiore.
E’ poi intervenuta la Cassazione, che ha ribaltato nuovamente la questione. La Cassazione ha spiegato che le norme dei Regolamenti edilizi integrano quelle del Codice Civile, ma non possono porsi in contrasto con esse. Sulla base di queste considerazioni, dato che i due edifici erano separati da una via utilizzata per la viabilità pubblica, i giudici hanno revocato l’ordine di demolizione e arretramento della costruzione.
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