Spostamento dei cavi Enel in facciata
Tra i problemi da affrontare, quando si decide di restaurare un immobile, c'è anche l'eventuale rimozione di cavi Enel in facciata. Vediamo come comportarci.
La presenza di cavi elettrici può essere molto fastidiosa, specie sul prospetto di una casa d'epoca ma, fortunatamente, ci viene in soccorso l'inossidabile Regio Decreto n.1775 del 1933, a firma di Vittorio Emanuele III, che trova applicazione ancora oggi.
L'ultimo caso riguarda un cittadino di Maglie il quale, quando è arrivato il momento di ristrutturare un immobile di fine Ottocento, sulla cui facciata in pietra leccese si erano accumulati chiodi, staffe ed apparecchiature non più utilizzati, ha finito per fare causa ad Enel Distribuzione.
Tutto ha avuto inizio quando la società, in applicazione della delibera n.348/07 dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, ha richiesto il versamento di un contributo, per sopralluogo di propri tecnici e relativo preventivo, addebitando poi al proprietario circa 4.000 euro per rimozione, scavo e riposizionamento dei cavi in strada.
Dopo il rifiuto di Enel di restituire le somme addebitate, il proprietario è stato costretto a costituirsi in giudizio presso il Tribunale di Lecce, per ottenerne il rimborso.
I giudici, con sentenza n. 93/2019 gli hanno dato ragione: infatti, secondo l'art.122 del Regio Decreto, il proprietario di un immobile sul quale grava una servitù di elettrodotto deve essere tenuto indenne da addebiti di ogni genere quando decida, in maniera legittima, di eseguire sul suo fondo qualunque innovazione, costruzione o impianto ancorché essi obblighino l'esercente dell'elettrodotto a rimuovere o collocare diversamente le condutture e gli appoggi”. Principio ben consolidato in giurisprudenza, da parte della Corte di Cassazione, ma che non tutti i cittadini conoscono.
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