Riduzione Tari per le attività stagionali
La riduzione della Tassa Rifiuti (Tari) per le attività stagionali da parte del Comune è obbligatoria o facoltativa? Ecco la più recente giurisprudenza in merito.
La Corte di Cassazione ha confermato (ordinanza n. 31749 del 7 dicembre 2018) che l'amministrazione comunale può ridurre la Tari a sua discrezione, senza esserne obbligata. Inoltre il giudice non può sostituirsi al Comune nel riconoscere il beneficio fiscale, ma può solo valutare la legittimità della scelta.
Alberghi e ristoranti sono tenuti a pagare la tassa sui rifiuti anche nel periodo in cui l’attività viene sospesa perché la stagione turistica si è conclusa: nel periodo di chiusura non è previsto alcun esonero dal pagamento della Tari.
La Cassazione ha così smentito le conclusioni di alcuni giudici di merito favorevoli all’esenzione per le strutture ricettive nel periodo di chiusura stagionale. Infatti la mancata utilizzazione di un immobile per volontà o necessità soggettiva del suo utilizzatore non può essere considerata causa di esenzione dalla relativa tassazione. Secondo la Corte (sentenza n. 22756/2016) “non è sufficiente la sola denuncia di chiusura invernale senza allegazione e prova della concreta inutilizzabilità della struttura”.
In conclusione, il Comune ha solo facoltà di concedere eventuali agevolazioni, facendo ricadere il peso dei mancati incassi su tutti i cittadini: per particolari situazioni possono essere deliberate esenzioni e riduzioni tariffarie, ma i costi del servizio devono essere comunque coperti. Per ogni contribuente che non paga o paga di meno ci saranno quindi altri soggetti che dovranno sostenere un esborso maggiore.
In ogni caso, un'agevolazioni fiscale può essere riconosciuta solo in presenza di determinate circostanze in cui si presume vi sia una minore capacità di produzione di rifiuti: trattandosi di una libera scelta, il giudice tributario non può sostituirsi all’amministrazione comunale nel concedere un beneficio fiscale, fissandone arbitrariamente la misura.
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