Tasi pagata per errore o non dovuta: come chiedere il rimborso.
Il 18 giugno è scaduto il termine per versare l'acconto 2018 della Tasi, la tassa sui servizi indivisibili, destinata a finanziare la manutenzione di verde pubblico e strade comunali, arredo urbano, illuminazione e attività di polizia locale.
Ma cosa possiamo fare se ci rendiamo conto di aver pagato più del dovuto oppure di essere esentati dal pagamento della tassa?
Ricordiamo che la Tasi si calcola rivalutando la rendita catastale del 5% e moltiplicandola per un coefficiente variabile a seconda della categoria dell’immobile: alla somma risultante si applica l’aliquota decisa dal Comune in cui si trova l’immobile.
La Tasi va pagata dai proprietari di prima casa di lusso, cioè di immobili di proprietà adibiti ad abitazione principale e relative pertinenze, appartenenti alle categorie catastali A1, A8 e A9; dai proprietari di seconde case; da quelli di fabbricati rurali ad uso strumentale; dai proprietari di fabbricati costruiti e destinati, dall’impresa costruttrice, alla vendita ma non ancora venduti o locati; dai possessori d’immobili in affitto.
Per gli edifici d’interesse storico-artistico la tassa è ridotta del 50%; per le case affittate a canone concordato del 25%; per gli immobili inagibili o inabitabili del 50%, se tale condizione è stata portata a conoscenza del Comune con perizia di parte.
In ogni caso è sempre possibile chiedere il rimborso di quanto versato in eccesso o dell’intera somma pagata per errore.
Per chiedere il rimborso della Tasi dobbiamo utilizzare il modello previsto, disponibile online sul sito del Comune competente, o inviare richiesta, in carta semplice, all’Ufficio Tributi dello stesso.
La domanda di rimborso può essere presentata entro 5 anni dal giorno del versamento errato o da quello in cui è stato accertato il diritto alla restituzione.
La richiesta di rimborso deve indicare:
- annualità per le/la quali/e è richiesto il rimborso;
- generalità del richiedente (cognome, nome, data e luogo di nascita, codice fiscale, telefono, residenza, indirizzo di posta elettronica);
- importo imposta erroneamente versata, con allegate copie dei versamenti eseguiti;
- importo imposta correttamente dovuta;
- importo somma richiesta a rimborso;
- motivazione della richiesta di rimborso;
- modalità favorite di erogazione del rimborso in caso di accettazione della richiesta (se con accredito su conto corrente bancario, bisogna comunicare coordinate bancarie del proprio istituto di credito, dati intestatario del conto e sede dell’agenzia di credito);
- autorizzazione a compensare, nel qual caso il Comune invierà al contribuente un’apposita autorizzazione a compensare il credito con un debito d’imposta futura.
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